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Palazzo Strozzi
23 Gennaio 2009 – 29 Marzo 2009
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Parola d’artista

Caroline Corbetta

Si dice che gli artisti debbano lasciar parlare le proprie opere. Non sono d’accordo: l’artista può guidarci in profondità nelle stratificazioni di intenzioni e significati della sua pratica. A maggior ragione quando si ragiona intorno al sistema italiano dell’arte e ai suoi meccanismi inceppati, gli artisti sono chiamati ad assumersi la propria responsabilità di intellettuali, contribuendo all’edificazione di un dibattito culturale produttivo; un confronto che dalle nostre parti ancora latita lasciando campo libero a sterili scandali e battibecchi che alimentano la nostra debolezza collettiva sulla scena internazionale. Ho quindi deciso di raccogliere alcuni frammenti delle testimonianze fornite dai cinque artisti selezionati che costituiscono una ricognizione lampo sullo stato della giovane arte italiana, tra lucida analisi e partecipazione appassionata, tra ironia e speranza.



ITALIANITA’

L’italianità non è una intenzione ma un fatto, una meraviglia che alberga nei dettagli delle opere, probabilmente senza che l' autore se ne renda conto, al di là dell' intenzione appunto.

Esiste un sistema dell'arte italiano che vive come nelle migliori commedie di buffi intoppi, grandi slanci e piccole burle, come un carnevale intorno alle opere.

Le nostre opere sono di una eleganza sofisticata, lontana dai clamori della rumorosa America forse per questo un po' ricercata dagli autori italiani che vengono al tempo stesso un po' sminuiti dagli americani.

Paolo Chiasera



CORAGGIO

Mi sono spesso chiesta come sarebbe stato crescere in un altro paese che non fosse l’Italia.

Sono visceralmente attaccata al mio paese, il mio lavoro ha uno spesso cordone ombelicale che lo tiene attaccato a questo territorio, eppure come sta accadendo a molti artisti della mia generazione, amo assaporarne l’assenza e la mancanza guardandolo da altre posizioni geografiche.

E’ sorprendente quanto il mio lavoro di artista, in quanto italiana venga valorizzato all’estero.

Al nostro sistema manca il coraggio, che incredibilmente ritrovo invece nei nostri artisti.

Francesca Grilli



LA PROFESSIONE DELL’ARTISTA

La bellezza della professione dell’artista -che è al tempo stesso una trappola- risiede nell’impossibilità di separarsi realmente da essa.

Gli artisti italiani della mia generazione sembrano accomunati dall’espressione di un certo disagio, una ricerca di equilibrio. Non so definirlo con esattezza ma è come se mancassero dei veri punti di riferimento. E manca il riconoscimento della professione artistica. Si tratta di un problema radicato su tutti i fronti: dal sistema politico, economico, culturale a quello sociale. Gli artisti non vengono ancora identificati come professionisti. Questo mestiere per la società contemporanea non esiste.

Per noi artisti italiani è necessario creare dei ponti con gli altri paesi, muoversi, conoscere e lavorare fuori dallo “stivale”.

Marzia Migliora



ISTITUZIONI

Sono nato a Milano, ho studiato all’estero, e da quando son tornato in Italia ho deciso di fermarmi qui per un po’. Trovo sia necessario infatti in questo momento rimanere a contatto diretto con le dinamiche che si stanno evolvendo nel nostro Paese e allo stesso tempo osservare come la nostra società viene percepita dall’esterno. E’ inevitabile per me l’esigenza di confrontarsi con realtà diverse che superino i confini nazionali e anche di genere. Trovo infatti che una divisione così netta in Italia tra l’arte, il cinema e il teatro non possa portare a uno scambio reale di linguaggi.

Per quanto riguarda il sistema dell'arte, trovo che le difficoltà più grandi siano nel trovare dal punto di vista istituzionale un sostegno economico e culturale per progetti ambiziosi, che vengono spesso realizzati solo grazie all’aiuto di privati. Mi auguro che l’attenzione e l’energia di alcuni operatori illuminati possa portare a costruire ed esportare una piattaforma di artisti e opere italiane di valore.



POPOLARITA’


Per diverso tempo ho avuto l’impressione che la giovane arte italiana seppure di ottima qualità in termini di proposta, fosse comunque piuttosto orientata alla popolarità, all’entrare in un sistema che inevitabilmente è cambiato e continuerà a modificarsi, perché intimamente connesso al cambiamento sociale. Temo che manchi però un certo spirito di collaborazione rispetto al lavoro nel nostro paese, la possibilità di investire in pratiche collettive

Essere artista oggi significa tutta una serie di cose, in termini di popolarità, che non credo servano e che a volte caricano di elementi inutili il lavoro che è invece una pratica continua, che ha bisogno di una professionalità non inferiore a nessun altro lavoro, di dedizione ed estrema serietà e sopra ogni cosa, di ricerca.

Le generalizzazioni sono spesso inutili, i dati che se ne ricavano da questo tipo di considerazioni non sono necessariamente realistici, ma per diverso tempo, credo che una certa generazione di artisti si sia interessata meno allo studio, una tendenza che sento aver cambiato rotta.

Quello che credo abbia condizionato moltissimo il lavoro degli artisti italiani della mia generazione però, è l’incertezza del mercato, l’assoluta necessità di entrare in determinati contesti pena l’impossibilità di sopravvivere, tutti condizionanti estremamente difficili da ignorare e da questo punto di vista ritrovo una forte mancanza nel sistema artistico nostrano, anche se la qualità delle proposte è decisamente interessante.

Marinella Senatore
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