Blob, 2008
polistirolo, dentifricio in gel
50 x 50 x 60 cm
Courtesy l’artista, Galleria Fonti, Napoli
Foto: Valentina Muscedra
Il titolo dell’opera rimanda al nome del celebre film di fantascienza interpretato da Steve Mc Queen e realizzato da Irvin S. Yearworth nel 1958. Un mostruoso essere gelatinoso semina il terrore in una cittadina americana, mentre un gruppo di ragazzi tenta di scoprire la parte debole dell’essere informe per sconfiggerlo. Negli anni Cinquanta il film divenne una sorta di simbolo dei timori e delle ansie di un’intera generazione, angosciata da possibili attacchi atomici. Nicola Gobbetto sembra voler dedicare questo lavoro allo stato d’animo espresso dal film, alludendo alle paure diffuse, senza forma reale, di cui anche la generazione attuale é in balìa. Egli traduce questa minaccia, tuttavia, in un linguaggio attuale e moderno, con un’opera di dimensioni ridotte e composta da materiali quotidiani come il dentifricio. La scultura riprende l’aspetto informe del Blob, che diviene elemento chiave della sua scultura, simile a un primo stadio germinativo del mostro cinematografico: un’entità appariscente e straniante più che spaventosa. L’uso di un materiale come il dentifricio, il colore blu acido e l’indefinibilità della sua forma rendono l’opera, inoltre, un esempio dell’attitudine dell’artista nel togliere certezze alla nostra idea di fisicità dell’opera d’arte e un’evidente prova del suo tentativo di suscitare dubbi e domande più che di fornire risposte o definizioni certe e rassicuranti.
Blob, 2008
polistirolo, dentifricio in gel
50 x 50 x 60 cm
Courtesy l’artista, Galleria Fonti, Napoli
Foto: Valentina Muscedra