Il video Sweet Nightingale vive della tensione tra i piccoli gesti privati e la loro ripetizione collettiva. Sulle note della Quinta sinfonia di Gustav Mahler, un uomo si passa lentamente la mano tra i capelli. Nell'immagine successiva vediamo una massa di persone strette in fila, l'una dietro l'altra, in una sala. La massa ripete il gesto dell’uomo e una serie di altri gesti che, nella comunicazione sociale, vengono interpretati come segni di insicurezza e sembra seguire nei suoi movimenti una coreografia segreta, sorretta dal ritmo della musica e dai rumori di fondo. Lasciando lo sfondo della scena nell'oscurità, l'artista fa sì che lo sguardo dello spettatore si focalizzi sui singoli gesti. La tensione si scioglie solo quando la massa, anche stavolta in maniera repentina, inizia a lanciare al centro della stanza i sacchetti di spazzatura che prima teneva in mano, in un nuovo atto di protesta.
Nei video di Victor Alimpiev, elementi di diverse discipline – dalla pittura al teatro, dalla danza alla musica – si fondono nell'immagine in movimento. Al centro delle sue opere sta l'uomo, che di rado compare come individuo, quasi sempre come gruppo, folla, “massa” plasmabile: i personaggi diventano così sculture viventi nello spazio. Il movimento della massa è scandito dalla ripetizione di gesti monotoni, dalla funzione apparentemente nota, ma svincolati dal loro contesto e subordinati alla drammaturgia dell'immagine in movimento. L'artista esplora le possibilità della messinscena teatrale e il carattere performativo del nostro agire quotidiano. Mentre nelle prime opere il punto nodale era ancora il confronto con il corpo nello spazio, in quelle più recenti – per esempio What is the Name of the Platz? (2006) e My Breath (2007) – Alimpiev si concentra sull'inserimento consapevole del canto e della parola. In scenografie altrettanto minuziose, nascono così oggetti linguistici che – come il corpo di Alimpiev nello spazio –, svincolati dal senso della comunicazione quotidiana, si condensano in nuovi spazi semantici.
Victor Alimpiev (Mosca, 1973 ) ha presentato le sue opere in numerose mostre personali: alla Cultural Foundation Ekaterina di Mosca, al P.S.1 di New York, allo Studio La Città in Verona e al Centre Pompidou. Le sue opere sono rappresentate nella collezioni di importanti istituzioni internazionali, come la Fondazione Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, la Fondazione Trussardi, la Tate Modern, il Centre Pompidou, il Museo d'arte contemporanea di Mosca, MuHka e la Cultural Foundation Ekaterina. Alimpiev vive e lavora a Mosca.
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