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TAKASHI MURAKAMI
(Giappone, 1963)


Sphere Monogram (Black), 2003
acrilico su tela su tavola, 180 x 180 x 5 cm
© 2003 Takashi Murakami / Kaikai Kiki Co.,
Ltd. All Rights Reserved, Courtesy Galerie Emmanuel Perrotin, Paris–Miami, collezione privata, Napoli





In quest’opera dell’artista giapponese Takashi Murakami una tela nera fa da sfondo a una serie di cerchi concentrici formati da minuscole L e V multicolore, il logo della casa di moda Louis Vuitton che è diventato il simbolo del successo di Murakami. Il dipinto fa parte di una serie di oggetti che compongono un universo autoreferenziale in cui l’arte si riflette nella moda e viceversa. In una bacheca sono esposte alcune borse Louis Vuitton disegnate dall’artista, a conferma del fatto che per Murakami cultura consumistica e arte coincidono. Nel solco della tradizione di Andy Warhol, Murakami considera il fare arte come un’attività economica e, per questo, si definisce un artista commerciale. Lo stile superflat da lui creato trasforma in oggetti d’arte le icone di varie sottoculture, da quella consumistica a quella pop, a quella pornografica. Stando alle sue stesse dichiarazioni, Murakami ha conquistato il mercato dell’arte occidentale studiando l’arte occidentale, affinando le proprie capacità di management creativo, elaborando ipotesi e verificandole. Il risultato di questa strategia aziendale è un’impresa internazionale chiamata Kaikai Kiki – termini giapponesi per elegante e bizzarro – che produce e promuove una gamma di oggetti disegnati con estrema precisione che spazia dalle sculture di grandi dimensioni ai pupazzi e altri articoli di merchandising. Le sue creazioni fondono elementi della cultura pop giapponese e di quella americana, come i manga e Topolino. L’azienda rifornisce sia il mercato esclusivo dell’arte contemporanea con opere originali di prezzo elevato, sia i mercati di massa con articoli e accessori di produzione industriale, venduti in negozi specializzati. Murakami ha trasformato il proprio nome in un marchio e l’ha protetto con il copyright. “Non si può continuare a creare arte senza avere un senso degli affari o del management” ha dichiarato l’artista giapponese, chiarendo così la sua visione dell’arte in un mondo dominato dall’economia.







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