Annegret Soltau

Selbst 17, 1975-1976
Fotografia cucita / Photo overstitching
60 x 50 cm
Courtesy l’artista / the artist



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Tratto distintivo del lavoro di Annegret Soltau è l’utilizzo della propria persona in fotocollage e performance per una riflessione sull’identità e sull’idea del sé. Elemento ricorrente è il filo nero, utilizzato sia per le sue performance, sia per creare i cosiddetti “photosewings” (fotografie cucite), mosaici ricomposti del corpo e della fisicità esteriore che diventano metafora dell’interiorità e della condizione esistenziale dell’essere umano.

Azioni performative e happening come Körper – Zeichnung 9.1.1976 (Corpo – Disegno, 9.1.1976) o Permanente Demonstration am 19.1.1976 (Dimostrazione permanente, 19.1.1976) vedono l’artista legare se stessa o altre persone tramite sottili fili neri, creando nuove connessioni ma anche impedendo ogni libertà di movimento, letteralmente “disegnando” sopra la pelle. Nella serie Selbst (Sé, 1975-76), Soltau avvolge il proprio viso con un filo nero che incide la carne deformandola e oscurando le proprie sembianze, documentandone poi fotograficamente il risultato; in un secondo tempo agisce sull’immagine fotografica cucendo diverse connessioni tra i fili rappresentati con un reale filo nero di seta. In una dimensione che oscilla tra autodeterminazione e apparente autolesionismo, l’artista attua una riflessione sul concetto di autorappresentazione, con un approccio fortemente analitico nel fermo controllo estetico dell’immagine.

Una riflessione su un senso di inibizione e costrizione del movimento è presente anche nella serie fotografica da-gegen-gehen (andare contro, 1977-84) in cui l’artista si ritrae nell’atto di spingere il proprio corpo contro un muro. Le dodici fotografie partono da un monocromatico bianco, il dettaglio del muro, per poi mostrarci il corpo dell’artista da un primo piano alla figura intera, fino a terminare in un monocromatico nero. La Soltau agisce con un ago direttamente sopra la pellicola fotografica asportando l’emulsione chimica del negativo, creando un vuoto materico, un’allegoria della condizione umana, di un individuo impegnato in una lotta destinata al fallimento.

Nella più recente serie N.Y. FACES – chirurgische Operationen (Volti di New York – Operazioni chirurgiche, 2001-02) si fondono l’esperienza collettiva dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 e quella personale di una complessa operazione odontoiatrica che la Soltau ha voluto documentare fotograficamente. L’artista sembra fondere questi due stati di angoscia facendoli risultare in una serie di collage di frammenti di immagini della sua operazione cuciti insieme, mostrando solo le parti lese della bocca e proponendo una prospettiva simultanea di diversi punti di vista.

 

BIOGRAFIA

Annegret Soltau (1946, Luneburgo, Germania; vive e lavora a Darmstadt) è un’artista di riferimento per lo sviluppo delle ricerche sperimentali in ambito fotografico e performativo, spesso indicata come importante esempio per una riflessione sull’arte femminista negli anni Settanta e Ottanta. Orfana di padre, morto nel secondo conflitto mondiale, ha un’infanzia caratterizzata da un rapporto conflittuale con la madre, che tenta vanamente di allontanarla dalla sua passione per l’arte. Sopperendo lei stessa al pagamento dei suoi studi, si forma presso la Hochschule für Bildende Künste di Amburgo, dove entra in contatto con personalità del calibro di David Hockney e Hans Thiemann, fondamentali per lo sviluppo delle sue sperimentazioni artistiche.

Tra le sue prime personali ricordiamo “Etchings” presso la Galerie Garuda di Darmstadt nel 1974, in cui presentò la sua prima produzione grafica, e “Zeichnungen-Radierungen-Plastiken” del 1976, presso la Galerie Karin Friebe. Nel 1978 ha esposto alla Nada Gallery di Sapporo, in Giappone, mentre nel 1980 è stata protagonista di un’esposizione personale alla Werkstatt-Galerie di Francoforte. Del 1983 è la monografica realizzata presso la Galerie Alain Oudin di Parigi. Nel 1985 ha esposto alla Galerie Quaresso di Monaco, mentre al 1989 risale “Analogien 1973-1989”, presentata presso la Galerie Karin Friebe di Mannheim. Del 1994 è “Foto-installation 1986-1994”, tenutasi presso il Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo; nel 1999 “Generativ” viene allestita alla Goldstrom Gallery di New York. Seguono “Zeit-Erfahrung” alla Giedre Bartelt Galerie di Berlino nel 2003, “Ich Selbst-Werkschau” all‘Institut Mathildenhöhe di Darmstadt nel 2006, “Mal bin ich Frau, mal bin ich Mann” alla Galerie Caesar & Koba di Amburgo nel 2008, “Arbeiten 1975-2009” alla GalerieFriebe, St. Gallen nel 2008. Le più recenti monografiche sono “Self Performing” alla Galerie Merkle di Stoccarda nel 2010, e “Köpfe. Zeichnungen, Radierungen, Fotomontagen” allestita presso la Galerie Rothe di

Francoforte nel 2011.

Tra le collettive: (1975) “Frankfurter Künstler”, Musée des Beaux Arts, Lione; (1978) “Das Bild des Künstlers. Selbstdarstellungen”, Hamburger Kunsthalle, Amburgo; (1980) “Frauenbilder”, Galerie Barbara Gross, Bergen/Monaco; (1982) “Videokunst in Deutschland 1963-82”, Kölnischer Kunstverein, Colonia; (1984) “Kunst und Medien”, Staatliche Kunsthalle, Berlino; “Nackt in der Kunst”, Sprengel-Museum, Hannover; (1985) “Les immaterieux”, Centre Georges Pompidou, Parigi; (1997) “Women. Body and Soul”, Musée de la Civilisation, Québec; (1998) “Shoot me”, Monique Goldstrom Gallery, New York; (2002) “Muster Frau”, Kunsthalle Darmstadt; (2008) “Wack! Art and the Feminist Revolution”, MOCA, Los Angeles; (2010) “Donna: Avanguardia femminista negli anni Settanta”, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; (2011) “Das Textiles als Medium der zeitgenössischen Kunst”, Kunstarchiv, Darmstadt.

 

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